Dolore muscolare
Il dolore durante l’allenamento

Il dolore muscolare avviene durante l’esercizio e normalmente si attenua rapidamente appena si interrompe l’attività. Dobbiamo guardare a questo dolore come ad un campanello d’allarme, un sentore che ci avverte che quello che abbiamo appena effettuato è il massimo tollerabile dai nostri muscoli. Cosa fare in questo caso? La soluzione migliore sarebbe quella di ridurre l’intensità dello sforzo o, in casi particolari, interrompere l’esercizio. Un abbassamento del pH e un accumulo di radicali liberi sono le modificazioni chimiche che hanno luogo nelle fibrocellule muscolari e inducono il dolore. Fin qui abbiamo descritto quello che si definisce dolore muscolare precoce. Ma le stesse alterazioni sono quelle alla base dei danni strutturali che causano il dolore muscolare tardivo.

Anche il muscolo cardiaco può soffrire di affaticamento (fenomeno chiamato fatica cardiaca), è il caso degli atleti che competono nelle gare di lunghissima durata come il triathlon hawaiano (4 km di nuoto, 180 km di ciclismo e maratona) o le ultramaratone. Cosa accade al cuore di questi sportivi? Se viene esaminato subito dopo l’arrivo, il cuore mostra un grado di riduzione della sua capacità di contrarsi che scompare nei controlli effettuati successivamente, diciamo 24-48 ore dopo. Nel loro sangue, inoltre, si riscontrano sostanze come la troponina T e I cardiache che si trovano solo nei casi di danno miocardico: parliamo di un infarto.

Le grandi incentivazioni economiche, il miglioramento delle attrezzature e dei materiali e le nuove tecnologie hanno fatto sì che il livello di qualità e competizione si sia, negli ultimi anni, alzato di un livello notevole. Cosa comporta questo cambiamento sul piano pratico? Sul piano medico sportivo possiamo annoverare sicuramente un notevole aumento di volume e intensità degli allenamenti. Un aumento dei carichi lavorativi in allenamento è costantemente affiancato dai numerosi studi sul sovrallenamento. Quest’ultimo è generalmente definito come una riduzione delle prestazioni dell’atleta in seguito allo stress degli allenamenti, competizioni e fattori esterni. Tale riduzione permane, inoltre, anche dopo un periodo di riposo. Questo stato viene definito in inglese con il termine di “overtraining”, mentre “overreaching” asserisce un eccessivo affaticamento.
Quest’ultimo è molto più frequente del primo ed è caratterizzato da un calo della prestazione dopo l’esposizione acuta ad un carico eccessivo, inoltre richiede un periodo di riposo più breve (parliamo di pochi giorni) affinché la situazione possa tornare alla normalità.
È importante saper riconoscere se un atleta sia affetto o meno da fatica cronica. Occorre distinguere i sintomi prima che la condizione divenga seria e costringa l'atleta ad interrompere le sue prestazioni per lungo tempo. Oltre al calo evidente delle prestazioni, un primo indizio è dato dalla comparsa di sintomi che indicano uno stato di malessere generale.

Quando affetto da fatica cronica (o sindrome da overtraining), l'atleta:
• Lamenta frequenti cambiamenti d'umore
• Disturbi del sonno
• Mancanza di appetito
• Perdita di peso
• Svogliatezza, apatia e disattenzione durante l’allenamento
• Affaticamento durante l’allenamento
• Dolore muscolare dopo l’allenamento


Su overtraining e overreaching ci sono varie questioni ancora aperte:
• Di quanto deve diminuire la prestazione per essere considerata significativa?
• Quanto deve durare la riduzione per parlare di overtraining o overreaching?
• Quanto tempo occorre che risolvere la situazione?
• Quali atleti colpisce?
• Quanto incidono i fattori esterni come pressione psicologica, infezioni, traumi, cambiamenti di fuso orario e clima?

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